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Obesità in infanzia e adolescenza: cosa c'è da sapere

martedì 16 aprile 2019 - 10:53

Dott.ssa Silvia Del Buono, Dott. Alessandro Raggi 

 

 

Quando parliamo di malnutrizione, tendiamo a pensare a ciò che si verifica nei paesi sottosviluppati, in cui i bambini sono frequentemente malnutriti a causa della sotto-alimentazione, con un apporto insufficiente di calorie, proteine e micronutrienti necessari per la loro crescita. In realtà, con il termine malnutrizione possiamo riferirci in senso ampio al mangiare in modo malsano: in quest'ottica, l'obesità può essere considerata una forma di malnutrizione.

 

 

 

Diffusione del fenomeno 

 

Secondo il rapporto UNICEF "Costruire il futuro" (2017) l'obesità infantile è in aumento, con rare eccezioni, in tutti i 41 paesi dell'Unione Europea e dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). In Italia, inoltre, secondo l'ultima indagine condotta dall'osservatorio "Okkio alla Salute" dell'Istituto Superiore di Sanità, il 9,3% dei bambini è obeso (di cui il 2,1% può essere considerato gravemente obeso), circa il 21% in sovrappeso e la percentuale di bambini e adolescenti obesi è aumentata di quasi 3 volte nel 2016 rispetto al 1975. Dal 2007 il Centro nazionale di prevenzione e controllo delle malattie (CCM) del Ministero della Salute ha promosso il progetto di sorveglianza Okkio alla Salute, che fornisce dati in merito allo stato ponderale e alle abitudini alimentari dei bambini della fascia di età tra gli 8 e i 9 anni. Okkio alla Salute ha effettuato negli anni cinque raccolte dati, di cui l'ultima risalente agli anni 2016/2017. In questi mesi, secondo quanto comunicato dal Ministero della Salute, le regioni stanno terminando la formazione agli operatori sulle modalità di conduzione dell'indagine e iniziando la raccolta dei dati nelle scuole per l'anno 2019. 

 

L'obesità infantile nel nostro paese è da attribuire, oltre che a un'alimentazione malsana, anche a uno stile di vita spesso troppo sedentario. Dal rapporto di indagine del progetto Okkio alla Salute, è emerso che le abitudini alimentari e lo stile di vita dei bambini coinvolti, sono notevolmente influenzati dal contesto familiare e presentano una considerevole variabilità regionale. Secondo i dati della Società Italiana di Chirurgia Bariatrica (SICOB), in Campania la percentuale di persone in sovrappeso sfiora il 50% e gli obesi arrivano al 18%, ma il dato più allarmante è che i casi di obesità infantile coprono circa il 23% della popolazione, con un picco proprio nell'hinterland napoletano, garantendo alla regione Campania il poco lusinghiero primato in Italia. Secondo le Linee Guida per la Cura dell'Obesità, pubblicate nel 2017 grazie al lavoro congiunto delle associazioni SIO (Società Italiana per l'Obesità) e ADI (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica), l'obesità insorta in età infantile tende a persistere con l'80% di probabilità in età adulta, determinando anche un'aspettativa di vita più bassa rispetto a quella dei bambini non obesi. Oltre alle complicanze metaboliche, frequenti nei casi di obesità infantile, troviamo tutta una serie di complicanze non metaboliche, come quelle endocrine o cardiovascolari.

 

 

Obesità e Adolescenza 

 

Proprio a causa dell' alto rischio di persistenza, è necessario considerare la questione dell'obesità anche durante l'età adolescenziale come una sfida specifica a causa dei notevoli cambiamenti neurochimici, cognitivi e psicosociali legati a questa fase della vita. Per gli adolescenti l'obesità è spesso vissuta come una disabilità e motivo di profonda vergogna, ciò si accompagna all'incapacità di valutarne i rischi in maniera adeguata, l'impossibilità di essere accettati dal gruppo dei pari e la sensibilità alla derisione per la propria immagine corporea. I ragazzi non sono consapevoli del problema, né sono capaci di quantificarlo adeguatamente, ed è per questo importante attuare interventi che li aiutino ad individuare i cambiamenti possibili, senza rischiare lo sviluppo di patologie più gravi, soprattutto da un punto di vista psicologico.

 

Cause

 

Sono molteplici le variabili che concorrono al dilagare di questa manifestazione clinica e non di rado, queste, possono nascondere, o contribuire a causare disturbi di natura psicologica. Quando l'obesità non è legata ad altre condizioni mediche (ad es. squilibri ormonali, disfunzioni endocrine, sindromi particolari, o altro) le motivazioni sottostanti sono spesso concatenanti e possono andare da una vita eccessivamente sedentaria a un consumo eccessivo di grassi, a vere e proprie psicopatologie , come ad esempio il Binge-eating, in italiano noto come "disturbo da alimentazione incontrollata" (DAI).
Regimi dietetici rigidi e frequentemente ripetuti o commenti critici su peso e corpo, facilitati negli adolescenti da un eccesso ponderale, possono essere considerati fattori di rischio per lo sviluppo di un Disturbo del Comportamento Alimentare. È necessario, quindi, che gli interventi di trattamento dell'obesità, sia in età infantile che in adolescenza, tengano conto contemporaneamente dei rischi legati sia all'obesità che ai DCA.

 

Prevenzione 

 

Queste evidenze suggeriscono l'importanza di riconoscere precocemente sovrappeso e obesità nell'infanzia, per poterli trattare efficacemente, e di attuare interventi di prevenzione sia sui soggetti a maggior rischio che sulla popolazione generale. Per contrastare questo fenomeno dilagante nel nostro paese è necessaria la cooperazione di tutti gli attori coinvolti, affinché vengano realizzate campagne di informazione rivolte alle famiglie per promuovere abitudini alimentari e stili di vita sani, anche a partire dall'ambiente scolastico. Consideriamo l'obesità una patologia multifattoriale, per cui gli interventi di prevenzione andrebbero attuati sui molteplici fattori causali e indirizzati alle famiglie dei bambini sin dalla loro nascita, il che rende il pediatra di famiglia un agente fondamentale, in particolare nei casi in cui è necessaria una prevenzione mirata per bambini fortemente a rischio.
Oltre che nell'ambiente sanitario e in ambito scolastico e familiare, è utile pensare ad un approccio preventivo generale, di cui si assuma la responsabilità anche l'amministrazione politica, in modo da poter effettuare interventi integrati e coordinati anche a livello regionale e nazionale.

 

 

 

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