Una delle domande che ogni essere umano si pone almeno una volta nella vita è: "Cos'è la bellezza? Come la si può definire?" (13) Tale quesito apre la strada a una serie di interrogativi più personali, come il fondamentale dubbio che nasce nei primi anni dell'adolescenza e tormenta la mente umana in tutto il suo divenire: "Io sono bello/a?" - o meglio - "Gli altri pensano che io sia bella/o?"
Definire la bellezza rappresenta da sempre una delle sfide più intriganti per l'essere umano, sin dall'inizio della storia antica (4). Secondo alcuni studi, ci sarebbe una certa concordanza tra le persone sul definire chi è o non è attraente, sia all'interno che tra culture diverse (9). Nonostante questo, studi più recenti sembrano confermare che l'idea che abbiamo del concetto di bellezza, sia a livello individuale che collettivo, sia soggetta ad un processo di costante evoluzione nel corso del tempo e, soprattutto, fortemente influenzata da una moltitudine di fattori soggettivi come: contesto culturale e sociale, etnia ed esperienze di sviluppo individuali (4,5,13). Essenzialmente, la bellezza sarebbe una questione soggettiva ed è proprio vero che "la bellezza è negli occhi di chi guarda" (Johann Wolfgang Goethe).
Ci sono differenti motivazioni per le quali la bellezza rappresenta da sempre un elemento di riflessione essenziale per l'essere umano. Una di queste è l'effetto alone (12), un bias cognitivo (14) per il quale la percezione di un determinato tratto di una persona risulta influenzata da uno o più altri tratti dello stesso individuo. Un esempio è il giudicare come amichevole -a prima vista- un individuo di bell'aspetto (12). Dunque, sembrerebbe che la naturale propensione dell'essere umano a ricercare la bellezza possa essere giustificata da alcuni interessi secondari, come il giudizio degli altri e l'innata capacità di riconoscere ciò che è "oggettivamente" bello (7,9).
Nell'epoca attuale il concetto di bellezza è rapidamente mutato sotto l'influenza dei social network e dell'intelligenza artificiale. L'impatto di queste nuove tecnologie è stato così forte da riuscire a modificare la nostra idea di bellezza, rendendo lo standard sempre più omogeneo e irrealistico (4). Dunque, risulta essenziale chiedersi quali siano le conseguenze dell'aver omologato un concetto estremamente soggettivo.
Per quanto riguarda i social network, è stato dimostrato che un uso frequente può portare alla creazione di ideali di immagine corporea irrealistici, ad una preoccupazione significativa per l'aspetto fisico e ad un aumento dell'ansia rispetto a questi temi (10), oltre ad essere un fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi alimentari. In particolare, essi contribuiscono a tale fenomeno tramite la promozione di ideali irrealistici di perfezionismo e magrezza, favorendo il confronto costante tra coetanei e creando spazi che incoraggiano l'anoressia e la bulimia (3,11).
Altre implicazioni problematiche sono determinate dal più recente sviluppo dell'intelligenza artificiale; strumento che, in risposta a determinati input come "mostrami l'immagine di un bel seno", genera immagini di seni sovradimensionati, sessualmente suggestivi e scarsamente realistici in confronto ad un corpo femminile non ritoccato chirurgicamente o tramite alterazione delle immagini (8). Tutto ciò dimostra il rischio, alimentato dall'AI, di perpetuare stereotipi dannosi o standard di bellezza irrealistici.
Come dimostrato, queste problematiche non riguardano solo il contesto occidentale e (1), contrariamente a quanto si crede, anche gli uomini sono soggetti a queste influenze negative. In particolare, è stato dimostrato che l'uso dei social network risulta correlato a maggiore insoddisfazione corporea, esordio di disturbi alimentari ed emersione di problematiche di dismorfismo corporeo anche nei maschi e nelle popolazioni non-occidentali (6).
Ciò che ci chiediamo a questo punto è se esistono delle strategie per proteggersi da tutto ciò e come si possa promuovere uno standard di bellezza più realistico. La risposta non è affatto semplice ma, a partire dai presupposti identificati in questo articolo, proponiamo alcuni spunti di riflessione per migliorare la propria esperienza con i social e, soprattutto, tutelare il benessere psicologico nella vita reale e nel mondo virtuale.
1. Non credere a tutto ciò che vedi.
Le immagini "apparentemente perfette" sono l'esito finale di un processo di manipolazione. Confrontarsi con un'immagine di questo tipo non farà altro che creare un confronto impari, facendoci sentire insicuri. Impariamo a riconoscere l'inganno.
2. Non fingere di essere chi non sei realmente.
Non c'è nulla di male nel voler apparire "al nostro meglio", ma dobbiamo ricordarci che è molto più importante prenderci cura della nostra salute fisica e mentale. Ricerchiamo la bellezza reale, piuttosto che costruirne una finta.
3. Non aver paura di "unfolloware" o silenziare.
Molto spesso, alcune immagini pubblicate da persone a noi vicine possono essere dei "trigger" per la nostra mente e risvegliare in noi pensieri, emozioni o comportamenti non salutari. Se certi contenuti ci fanno stare male, possiamo ignorarli o parlarne direttamente con chi li pubblica. Altre volte, invece, può essere sufficiente cliccare sul tasto "silenzia le storie e i post".
4. Disattiva il numero dei like.
Vedere il numero dei like che cresce al momento della pubblicazione di un post potrebbe distorcere la nostra idea di quanto "bello" sia quel contenuto. Non dovremmo giudicare noi stessi e gli altri sulla base degli "apprezzamenti" ricevuti. Talvolta può essere più facile limitare la possibilità di vedere il numero dei like.
5. Limita il tempo sui social.
Il modo migliore per cercare di gestire questa dipendenza non è privarsi completamente, ma cercare di limitare l'utilizzo. Alcuni suggerimenti sono: controllare il tempo di attività sui vari social per capire quale risulta più problematico, chiedere ad un amico o a un parente di supervisionare i tempi di utilizzo e/o programmare delle fasce orarie di utilizzo tramite timer.
6. Parlane con gli amici.
Parlare di queste preoccupazioni con gli amici è un'opportunità di confronto che permette di rendersi conto che certe preoccupazioni, che sembrano solo nostre, sono una realtà comune. Costruire rapporti basati sul confronto rispetto alle proprie insicurezze, piuttosto che sull'immagine e l'apparenza, può aiutarci a proteggerci dalle minacce di un mondo fatto di finta perfezione.
7. Limita le interazioni online.
Anche se può sembrare più facile, conoscere nuove persone tramite social può sfociare in un vero e proprio evitamento del mondo reale. Dovremmo fare uno sforzo per mostrarci agli altri con tutte le
nostre insicurezze. In fondo, siamo fatti anche di quelle. Ogni nostra imperfezione ci rende unici e speciali.
8. Non offrire il tuo corpo come esca.
Dobbiamo ricordare che il corpo è un mezzo personale di cui servirsi con cura e rispetto, evitando di trattarlo come un oggetto (2). Piuttosto che contare sulle nostre caratteristiche fisiche, focalizziamoci
sul mostrare le nostre abilità, propensioni, valori e conoscenze. Ciò che conta, per quanto banale possa sembrare, è ciò che abbiamo dentro. Anche il più bello dei quadri passa inosservato quando manca di carattere.
9. Sviluppa la tua idea di bellezza e valore.
Come abbiamo detto, la bellezza è un'idea soggettiva. Riflettiamo su cosa sia per noi la reale bellezza, in modo che non siano gli standard proposti da altri a guidarci nelle nostre scelte. Se la bellezza è davvero negli occhi di chi guarda, è necessario sapere cosa stiamo cercando prima di guardarci intorno.
10. Chiedi aiuto.
Talvolta, la spirale di influenze negative può risucchiarci, farci perdere il controllo e paralizzarci in un sistema di comportamenti dannosi per la nostra salute. Non dobbiamo permettere che la paura ci impedisca di chiedere aiuto ad un amico, un genitore o, nei casi in cui tutto ciò dovesse sembrare "inutile" o "controproducente", di un esperto. Non siamo soli e non dobbiamo essere soli. Lasciare che l'altro ci tenda la mano è un atto di coraggio e amor proprio.
Dott. Luca Avitabile
Bibliografia:
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