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Dal contatto alla connessione: un nuovo modo di concepire le relazioni

lunedì 15 aprile 2024 - 15:51

 

L'uso dei Social Media e, in particolare, della messaggistica istantanea ci ha catapultati in una nuova dimensione relazionale, in cui ognuno di noi vive un'illusione di onnipotenza secondo cui gli altri sono sempre disponibili e raggiungibili a tutte le ore del giorno. Dopotutto, basta uno squillo o l'invio di una notifica per spingerci a credere di poter recuperare e controllare chi desideriamo, a nostro piacimento. Ma se questo tentativo di controllo, se questa aspettativa non trova riscontro nella realtà, la relazione comincia a traballare e subentrano ansie, insicurezze e dubbi rispetto all'Altro. L'idealizzazione crolla e i bisogni di sicurezza, autostima e approvazione rischiano di non trovare più soddisfacimento nella relazione.

 

 

Essere online non equivale, sempre, a essere disponibile; così come essere connessi non equivale a essere in contatto (Antinucci, 2016). Dal punto di vista etimologico, il termine connessione deriva dal latino connexione, che significa "unire insieme", mentre, la parola contatto deriva dal latino cum "insieme" e tangere "toccare". La sostanziale differenza risiede nel fatto che nella connessione manca la capacità di tollerare la solitudine e di marcare un confine netto tra sé e Altro. In altre parole, l'atto del connettersi online può essere inquadrato come manovra difensiva rispetto a quel senso di solitudine e di mancanza che risulta ingestibile quando ci si ritrova soli nella propria stanza. Al contrario, il con-tatto rimanda a una dimensione non solo relazionale ma anche fisica; rimanda quella demarcazione di confine che la connessione vede sfumare. Il contatto riconosce il confine, il limite corporeo che sancisce la fine di se stessi e l'inizio dell'Altro. Inoltre, è interessante notare come entrambi i vocaboli presentano la definizione di "insieme" che, nel caso della connessione (unire insieme) rimanda a un combinare, legare cose diverse e/o distanti tra loro, mentre nel contatto (toccare insieme) rimanda all'esserci, all'essere fisicamente presenti in una comunicazione corporeo-sensoriale più intima del semplice unire.

 

 

 

Vien da sé che i dispositivi digitali siano più inclini al versante della connessione, dove lo schermo unisce e lega persone differenti e geograficamente distanti tra loro ma, al contempo, separa i corpi e non garantisce quello scambio, quell'intimità, quell'empatia che solo la comunicazione faccia a faccia può consentire. Adottando una visione binoculare di stampo bioniano è possibile rintracciare tali differenze afferenti a una psicoanalisi individuale anche a una psicoanalisi di matrice gruppale. Basti considerare che uno dei sinonimi di Internet è la Rete, la quale rimanda a quel sistema collettivo e interattivo di connessione. Inoltre, riprendendo le parole dello psichiatra e psicoterapeuta Andrea Marzi (2016) il mondo virtuale può essere concepito come il luogo in cui poter rappresentare il "teatro della nostra mente", quello che Bion ha concepito come "parte gruppale della personalità".

 

Infine, alla luce di quanto detto fino a ora, è possibile fare una distinzione tra le connessioni all'interno di una rete e le connessioni all'interno di una comunità. Da alcune ricerche (Cuomo et al., 2011), infatti, sembrerebbe che la comunità si fondi, principalmente, sulla forza di legame tra i membri, i quali condividono tra loro sia un senso di appartenenza sia un senso di sicurezza. Al contrario, la rete esclude la dimensione del legame tra i membri e definisce un rapporto basato per lo più sul collegamento, sulla connessione. In altri termini, mentre i membri di una comunità sanno di poter contare gli uni sugli altri in caso di necessità, i membri di una rete non percepiscono alcun tipo di obbligo nel rendersi disponibile all'Altro al momento del bisogno, regredendo a un funzionamento di tipo primitivo con una polarizzazione tra amici e nemici e relazioni contraddistinte da superficialità.

 

Dott.ssa Chiara Lo Cunsolo

 

Bibliografia:
Antinucci, G. (2016). Lavoro dell'identità nello spirito del tempo cibernetico. In A. Marzi (A cura di), Psicoanalisi, identità e internet. Esplorazioni nel cyberspace. Milano: Franco Angeli.

Cuomo, M. T., Metallo, G., & Tortora, D. (2011). Opportunità, limiti e criticità dei social network. Esperienze d'impresa 2/2011. http://www.esperienzedimpresa.it/public/journals/1/Cuomo_Metallo_Tortora.pdf
Marzi, A. (A cura di). (2016). Psicoanalisi, identità e internet. Esplorazioni nel cyberspace. Milano: Franco Angeli.

 

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